Dolce con pasta di ciambella, caratterizzato dalla presenza di un ripieno a base di mostarda bolognese tradizionale, uva sultanina ed eventualmente pinoli.
Generalmente di forma oblunga con i bordi arrotondati. Al taglio appare la cornice chiara dell'impasto che raccoglie l'amalgama scura del ripieno. La pinza presenta una pasta compatta al taglio e il caratteristico sapore di mele cotogne proprio della mostarda tradizionale bolognese.
La storia risale al 1644, quando l’agronomo bolognese Vincenzo Tanara, nella sua opera L’economia del cittadino in villa, descrive, assieme ad altri piatti tradizionali, un dolce preparato nelle campagne del contado bolognese, noto con il nome di "pinza".
La pinza descritta da Tanara ha forma ovata e un ripieno di uva secca, caratteristiche riscontrabili nel dolce ancora oggi preparato nell’ambito della provincia di Bologna. Nel tempo la Pinza si è arricchita nel ripieno, con l’aggiunta della mostarda tradizionale bolognese, prodotto a base di mele e pere cotogne prodotto fin dall’antichità e impiegato per farcire altri dolci della gastronomia bolognese.
La ricetta della pinza bolognese è stata depositata dall’Accademia Italiana della Cucina nel maggio 2006 presso il Palazzo della Mercanzia, storica sede della Camera di Commercio. In questo modo la delegazione di Bologna San Luca ha deciso di riunire in un unico documento numerose ricette-simbolo della classica e tradizionale cucina bolognese, famosa nel mondo.
La pinza si può gustare in tutto il Bolognese, preparata ancora in casa dalle famiglie e in vendita in panifici, negozi, sagre e feste. In particolare ad Anzola nella Festa dei sughi di metà ottobre la pinza viene offerta tra i dolci della tradizione insieme a raviole e ciambella.
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