Attorno al 1100, nella Bologna infiammata dalle lotte tra Guelfi e Ghibellini, la fama della bellezza di Lucia, badessa del monastero camaldolese di Stifonti (Settefonti), raggiunse presto le guarnigioni che presidiavano il territorio. In particolare un soldato di ventura, il Conte bolognese Diatagora Fava, detto Rolando, si fece trasferire a San Pietro di Ozzano solo per saperla vicina.
Secondo la leggenda, Rolando ogni mattina percorreva a cavallo il sentiero sui calanchi che conduceva al convento dell'amata. La chiesa sorgeva lungo il crinale non lontano dalla Pieve di Pastino (costruita intorno al 1000 sulle rovine di un tempio dedicato al dio Pan).
Lucia si trovò subito a combattere con il turbamento che quelle visite le provocavano. Preghiere, veglie e penitenze valsero solo a minare la sua salute. Quanto finalmente Lucia si decise a incontrare Rolando, i due si confessarono il loro amore, ma lei non volle tradire i suoi voti e lo pregò di non tornare mai più.
Rolando partì crociato per la Terrasanta, mentre Lucia, ormai molto malata, morì. In Palestina il cavaliere fu fatto prigioniero. Rinchiuso in una cella, una notte gli apparve in sogno Lucia ad annunciargli la propria morte. Al risveglio Rolando si trovò d'incanto libero presso la tomba dell'amata e per effetto del suo pianto le sette fonti che si erano seccate alla morte di Lucia ripresero a zampillare .
Lucia fu subito venerata come santa, ma la Chiesa riconobbe ufficialmente il miracolo solo nel 1508. Dopo la morte di Lucia il convento fu trasferito prima a Sant'Andrea di Ozzano, poi, a metà del Duecento, in Santa Cristina della Fondazza a Bologna. Oggi le fonti si sono prosciugate e a indicare il sito dove sorgeva il monastero di Stifonti è stato posto un pilastrino.
Il corpo di Lucia riposa dal 1573 nella Chiesetta di Sant'Andrea, dove sono conservati anche i ceppi della prigionia di Rolando. Da quel lontano Medioevo, lo stretto calanco, che il giovane cavaliere percorreva ogni giorno per vedere la sua amata, prende il nome di Passo della Badessa.
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