Nella Pianura Bolognese il Carnevale è una cosa molto seria! Sono ben quattro le manifestazioni che affondano le loro radici nel lontano 1800: Il Carnevale di San Giovanni in Persiceto, di rilievo ormai nazionale, il Carnevale storico di San Pietro in Casale, con l'irriverente maschera Re Sandròn Spaviròn, il Carnevale di Pieve di Cento guidato da Barbaspein e quello di San Matteo della Decima, dove si assiste all'arguto "spillo" come a Persiceto.
Oltre a queste manifestazioni storiche, negli anni quasi tutti i paesi e le frazioni della Pianura hanno sviluppato una propria tradizione e una propria maschera. E quello che non manca davvero mai in queste occasioni, oltre all'allegria, sono i tipici dolci di carnevale. Un tempo questo era uno dei pochi momenti dell'anno in cui le persone si potevano concedere una cucina un po' più ricca di zuccheri e grassi: per questo a Carnevale non si lesina mai sulle fritture e sui golosi ripieni, sempre accompagnati da generose spolverate di zucchero.
Partiamo con l'immancabile sfrappola, la dolce sfoglia fritta nell’olio o nello strutto e spolverata di zucchero a velo. Nel resto d'Italia è conosciuta con altri nomi (chiacchiere, bugie, frappe, cróstoli, etc.), ma comunque la si chiami rimane un dolce delizioso, che conquista bambini e adulti ed è facilmente preparabile anche in casa.
Un po' più tipiche della zona sono le Raviole fritte, variante di carnevale del classico biscotto di frolla ripieno di mostarda bolognese (marmellata a base di mele cotogne, pere cotogne, scorza d'arancia e limone) o di marmellata di albicocche.
A San Giovanni in Persiceto in questo periodo dell'anno potete trovare i caratteristici "Africanetti di Persiceto", biscotti a base di zucchero e uova di colore giallo vivo a forma di lingotto, friabili all'esterno e morbidi all'interno. Una specialità inclusa nell'elenco dei prodotti tradizionali della Regione Emilia-Romagna. Prepararli in casa è piuttosto complesso, ma niente paura: questa dolce bontà è stata da poco rilanciata dal Comune che ne ha stilato un disciplinare di produzione e ha creato un albo dei produttori. Per maggiori informazioni potete leggere qui.
Nella vicina Sant'Agata Bolognese la stagione è quella giusta per la Ciambella di Sant'Agata, una ciambella casereccia diventata famosa grazie alla citazione in un ricettario di torte, ciambelle e panettoni della collana "Ricette di Petronilla" (1957). In paese il dolce viene chiamato semplicemente ''la brazadèla tèndra'' (la ciambella tenera) ed è tipico della festa patronale (5 febbraio). Da qualche anno alla brazadela si è aggiunta una novità: il dolce vincitore del concorso gastronomico “Un dolce per Sant’Agata” che prende il nome di “Papaveri e Papera della Zia” dalla canzone dell'illustre concittadina santagatese Nilla Pizzi, ovviamente caratterizzato dalla forma di papera.
Conoscete altri dolci di carnevale tipici della pianura bolognese? Raccontateceli scrivendo a turismoinpianura@cittametropolitana.bo.it !
Buon febbraio e buon appetito a tutti!
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